Filmare in altitudine può voler dire sulla cima del Bianco oppure in Hiamalaya o da qualche parte lontano da casa. I problemi sono molteplici.
Sulla cima del Monte Bianco a 4810 metri nell’Ottobre del 2008
Incominciamo dalle cose più semplici. Parliamo delle Alpi.
Ci sono tre cose che le moderne telecamere non amano: 1) Il freddo, 2) L’umidità 3) Essere maltrattate (e non è una banalità)
Iniziamo dal freddo.
Le batterie, appena la temperatura cala, segnano una durata inferiore anche del 50%. Non è che abbiano perso la carica dato che se andiamo al caldo la carica riappare come per incanto, ma con il freddo le loro capacità diminuiscono enormemente. Una soluzione è sicuramente quella di tenerne una o due di scorta (ma pesano e costano una fortuna) all’interno del duvet in modo da alternarle e farle ritornare alla loro temperatura utile.
La soluzione migliore sarebbe quella di tenere ogni batteria al caldo e fare lavorare la telecamera tramite un filo che esce dal duvet e arriva a una specie di piastra ( la stessa delle batterie originali) posta generalmente sul retro della telecamera. Il problema consiste nel fatto che la maggior parte delle telecamere hanno delle batterie con dei chip che segnano la quantità di minuti rimasti per lavorare ed è difficile aprirle senza danneggiarle. L’ideale è quella di farsene una da soli (1993) lasciando perdere la comodità data dal chip. Quindi si tratta di prendere degli accumulatori in grado di dare le solite 5 o 6 ore di tenuta (copiate quelli delle batterie migliori) , di inserirli in un apposito robusto contenitore da cui far uscire un cavetto che raggiunga la piastra posteriore della telecamera. Per evitare di dover costruire dei contatti difficili da fare (perché molto piccoli) la soluzione è quella di prendere una vecchia batteria e di togliere gli accumulatori saldando poi il cavetto ai contatti interni. In questo modo disporrete di una batteria in grado di lavorare tutta la giornata senza mollarvi sul più bello.
L’umidità.
Qui il problema è sottile ma bastardo. La giornata magari è secca e solatia. La telecamera la mettete al caldo sotto al duvet e siete un poco accaldati. Bingo! Si accende la spia dell’umidità. Peggio ancora siete fuori al freddo. La telecamera si è abituata alla temperatura esterna ma voi siete preoccupati perché c’è un pò di nevischio nell’aria e la mettete al caldo. Stesso risultato. Oppure peggio ancora entrate in un rifugio dove c’è già tanta gente (al Gouter per esempio) e l’umidità vi frega alla grande creando un alone di appannamento sull’obiettivo che non se ne andrà per ore e ore. Occhio dunque agli sbalzi di temperatura. Soprattutto se pensate di riuscire in pochi minuti. Rischiate di far congelare l’umidità all’interno della telecamera e di non potere disfarvene più (guardate le riprese in Himalaya dove spesso c’è una specie di disco alonato al centro dell’immagine. (oggi 2020 è più difficile vedere questi difetti perché le mirrorless o le altre telecamere sono spesso stagne)
Non esistono soluzioni miracolose. Bisogna stare solo molto attenti quando nevica o fa semplicemente freddo e voi siete accaldati per il movimento a non porre la telecamera a contatto con il caldo umido del vostro corpo o di ambienti caldo-umido (sembra ridicolo ma all’interno dei rifugi c’è molta umidità se comparata a quella esterna)
Il maltrattamento
Quando filmavo con le Arriflex 16 mm mi stupivo ogni volta della loro robustezza. Mi è capitato di veder rotolare la Cinepresa per 20 o 30 metri nella neve e di doverla semplicemente asciugare dalla neve e dall’acqua. La trasportavamo per ore negli zaini facendo prendere dei colpi e degli scrolloni eppure: niente.
Oggi le telecamere sono fatte di plastichetta, leggera e fragile (soprattutto con il freddo).L’ideale è di costruirvi una sacca semirigida a misura dello zaino e imbottita di gommapiuma tagliata su misura sulla silhouette della telecamera, in modo da proteggerla. Vi ringrazierà funzionando senza problemi. ( 2020 – esistono valige stagne non molto pesanti e robustissime)
Quando si è stanchi capita di mollare lo zaino per terra , come d’abitudine, e di ricordarsi solo dopo che dentro c’è la telecamera. Oppure la tenete in una specie di fondina sul petto e, senza pensarci, vi appoggiate alla roccia o al ghiaccio. Nobbuono per le Sony e le sue sorelle 81990). Meglio perdere un pò di volume ma stare sicuri. Inoltre la scatola imbottita potrebbe contenere, in una fenditura apposita, il grandangolare, una o due batterie di riserva e una pelle di daino per pulire l’obiettivo.